sabato 11 luglio 2009

In Gita (1977)


Immaginiamo una classe di una scuola media del 1977. Chiamiamola per convenzione II B.
I ragazzi di II B sono in procinto di partire in gita in una città d’Arte, poniamo Roma per esempio. Mancano pochi giorni alla partenza e Francesco, il rappresentante di classe, stila una lista delle cose da non dimenticare. Nell’ elenco redatto da Francesco troviamo la voce “usa e getta” oppure “macchina e rullini di riserva”.
E’ chiaro che entrambi i casi facciano riferimento ad una macchina fotografica.
Durante la gita i ragazzi si divertono e scattano foto nei posti più belli e nei momenti più divertenti. Tornati a casa dopo una giornata di riposo Francesco esce di casa e dopo una serie di commissioni va dal fotografo, poniamo da Giovanni. Francesco per vedere le immagini fotografiche definitive, dovrà attendere due giorni.

Tale attesa induce i ragazzi della II B a porsi domande come “Chissà cosa ne esce?”; “Forse hai chiuso gli occhi”; “Credo che la foto scattata in albergo sia venuta scura”. Quando le foto saranno pronte le reazioni sfoceranno in entusiasmo se il risultato è quello che ci si aspetta; in delusione se quella che avrebbe dovuto essere la foto più bella si rivela un completo disastro.

Personalmente considero quei giorni d’attesa ciò che rendeva quasi magico il momento in cui si poteva accedere a quelle immagini che ci hanno consentito di rivivere esperienze irripetibili, poterle condividere anche con chi in quel giorno non era con noi.


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